Tra Collio, cuore e solidarietà: Villa Russiz e il carattere del friulano annata 2020

Nel cuore del Collio, si trova un luogo in cui il vino racconta una storia più grande: Villa Russiz.
Qui, tra filari ordinati, la terra produce non solo uve pregiate, ma anche un’eredità fatta di visioni, ideali e cura per l’essere umano.

La nascita di questa tenuta è legata a un incontro: quello tra Elvine Ritter de Zàhony e Theodor de La Tour. Dalla loro unione “nacque” un progetto che univa agricoltura, vino e impegno sociale. La loro intuizione trasformò una proprietà rurale in un punto di riferimento internazionale per l’eccellenza enologica, senza mai perdere di vista la dimensione umana.

Ma Villa Russiz non si limita alla coltivazione della vite. Fin dai primi anni, Elvine intuì che il benessere non si misura solo in bottiglie vendute, e aprì le porte a chi aveva bisogno di accoglienza. Questo spirito continua a vivere oggi nella Fondazione Villa Russiz, che porta avanti un modello unico in cui il frutto della terra sostiene direttamente iniziative sociali. Ogni vendemmia, bottiglia e raccolto contribuisce a finanziare la Casa Famiglia, cuore pulsante dell’attività benefica della Fondazione. Così, a Villa Russiz, il vino non è solo piacere: è anche cura, memoria e impegno verso gli altri.

Il vino in questione: Friulano Villa Russiz annata 2020, che ho degustato insieme ad un amico, lo Chef Gino Giorgini (prossimo all’apertura del ristorante “Mesa” a Latina) è la dimostrazione concreta di quanto un vitigno autoctono possa esprimersi con autenticità quando trova un terroir ideale e una mano esperta in vigna. Il colore giallo paglierino brillante tendente al dorato, il naso è importante, mandorla amara, erbe aromatiche e fiori di campo, frutta gialla matura, fieno secco, e un accenno di mineralità.

Il sorso risulta morbido e pieno, sostenuto da una freschezza equilibrata e una sapidità marcata, tipica dei terreni del Collio. Finale asciutto e persistente in cui ritorna la mandorla, inconfondibile caratteristica del Friulano.

Noi lo abbiamo degustato con un piatto a base di pesce, ma si sposa bene anche con la cucina asiatica leggera, prosciutto crudo di San Daniele e formaggi a pasta semidura, grazie alla sua versatilità e alla struttura elegante. Un vino che non alza la voce, ma conquista con la sua sobria raffinatezza. È l’espressione autentica di un territorio e di una cantina che da sempre coniuga qualità e impegno sociale. Un bianco friulano da scoprire, capire, e perché no: ricordare.

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