Monti Cecubi: Escursione Enogastronomica.

Domenica 11 giugno, ho partecipato ad una bellissima escursione sui Monti Cecubi, trascorrendo una splendida giornata soleggiata all’insegna del divertimento, dell’attività fisica e di prodotti enogastronomici buoni e genuini.  L’escursione consisteva nel percorrere un sentiero lungo 5 km che circonda vigneti, boschi di sughere e uliveti di proprietà dell’azienda agricola Monti Cecubi.

L’Azienda è situata sulle colline di Itri, dalle quali si può ammirare il mare di Sperlonga, terra d’origine dell’antico vino Cecubo. La foto di sopra mostra il panorama meraviglioso che si incontra percorrendo la strada Provinciale Itri-Sperlonga prima di arrivare in cantina. Un paesaggio da cartolina che merita di essere osservato con gli occhi innamorati del nostro bel Paese.

La famiglia Schettino, proprietaria dell’azienda, acquistò l’antica masseria alla fine degli anni ’90 allo scopo di reintrodurre l’enologia nel territorio. Ciò è stato possibile grazie ad una ricerca sui vitigni storici del luogo e una sperimentazione riguardante la coltivazione delle varietà più conosciute. Attualmente la tenuta dell’azienda si estende su circa 150 ettari distribuiti tra i territori di Itri, Fondi e Sperlonga e ne conta 20 di vigneto, contornati da boschi di sughere e pascoli; a questi si aggiungono 6 ettari di uliveto coltivati a Itrana.  La coltivazione viene effettuata solo ed esclusivamente con sistema biologico.

Arrivato in azienda verso le 10:30, ho notato immediatamente la bellezza del casale, curato nei minimi dettagli. Adiacente ad esso è situata la cantina e la stanza per l’appassimento, sulla sinistra il porticato e dalla parte opposta un cortile dove gli addetti allestivano, per l’occasione, i banchi della degustazione.

Con il passare del tempo siamo diventati sempre più numerosi. C’erano persone di ogni età, tutte munite di scarpe da ginnastica e cappellino. Abbiamo ascoltato con entusiasmo l’enologa dell’azienda Chiara Fabietti, la quale ci ha fornito le indicazioni per affrontare con tutta sicurezza il percorso.

Verso le ore 11:30, abbiamo iniziato il lungo percorso che ci ha portato a scoprire le bellezze di questo posto magnifico. La prima parte del cammino è stata un po’ faticosa, ma tra uno scambio di pareri e un sorso d’acqua siamo riusciti a percorrere tutto il sentiero con estrema sintonia ed allegria.

Tra gli alberi di ulivo si potevano osservare le trappole sessuali bidirezionali, utilizzate per il monitoraggio della tignola e mosca dell’olivo che reca gravi danni alla pianta e al frutto; al centro della base collosa viene posto il feromone allo scopo di attirare gli insetti maschi e intrappolarli, permettendo così di controllare la presenza di tali insetti. Questa tecnica, conforme al disciplinare dell’agricoltura biologica, consente una notevole riduzione dell’utilizzo dei prodotti chimici per combattere l’insetto.

Lungo il percorso non si poteva non notare la maestosità e la bellezza delle querce da sughero. Chiara ci ha raccontato che l’idea iniziale era quella di utilizzare la corteccia per la produzione di tappi da vino, ma dopo un incendio, verificatosi 3 anni fa, si accorsero che questa  fungeva da protezione per la pianta, dunque venne deciso di non estrarla. 

Ad un certo punto del percorso le nostre guide, Chiara e Giuseppe, ci hanno fatto fermare sulla parte più alta della collina dove il panorama è emozionante: le verdi montagne si incontrano con l’azzurro del mare. L’altitudine, l’esposizione solare e la salsedine del mare che trasmette sapidità ai vini, è il mix perfetto per ottenere un’uva di qualità.

Quando il giro ci sembrava in dirittura d’arrivo, la natura ci regala un evento straordinario: dall’altra parte del sentiero, dentro ad un’insenatura abbiamo intravisto un tasso. Per molti potrà sembrare un evento normale, ma la straordinarietà sta nel fatto che è rarissimo vederlo di giorno, in quanto è un animale notturno; dunque è stata un’esperienza entusiasmante. Qui gli animali vivono nel loro habitat naturale, in un luogo incontaminato.

Dopo aver concluso il percorso, verso le ore 13:30 siamo tornati di nuovo in azienda, accaldati e forse un pochino stanchi, ma gli organizzatori sapevano bene come coccolarci. Dopo aver fatto una breve fila molto ordinata, ho preso sacchetta e bicchiere e mi sono diretto sotto il porticato dove cibi genuini e deliziosi erano pronti per essere serviti assieme al Vermentino, il primo vino in degustazione.

Di seguito vi descriverò ciò che ho gustato e degustato.

La foto di sopra mostra l’ottimo extravergine di oliva in purezza prodotto da piante monocultivar di Itrana, di proprietà dell’azienda; il colore è limpido, dorato, con riflessi verdi e il sapore delicato con un finale leggermente piccante. Servito su delle fette di pane fragrante e appena tagliato, emanava un intenso odore fruttato.

 

 

 Nella parte finale del porticato il casaro Giuseppe Ruggieri della cooperativa agricola “Le Mura” di Itri, con una maestria artigianale ha prodotto, davanti ai nostri occhi, la ricotta e il formaggio marzolino biologico, che è stato poi servito caldo: un sapore unico e inimitabile.

Cooperativa Agricola Le Mura,

Via E. Vittorini 14 Itri (LT) 

Dopo l’aperitivo iniziale, ci siamo recati verso il cortile, dove c’erano altri banchi di assaggio con delle grandi barrique centrali che venivano usate come tavoli per degustare le pietanze. È stato bellissimo vedere tante persone accomunate dalle stesse passioni: il trekking, i prodotti genuini ed il buon vino.

Ermanno proprietario di “La pasta di Ermanno”, produzione artigianale di pasta fresca, ci ha fatto assaggiare la sua specialità: la pettola, un piatto appartenente alla tradizione partenopea, semplice ma molto gustoso. È una pasta di sola acqua e farina tagliata a listelle, la quale tipicamente viene servita con i fagioli.

 La pasta di Ermanno

Piazza Giuseppe de Sanctis, 3, 04022 Fondi (LT)

A servire i primi piatti c’erano i ragazzi della scuola alberghiera di Formia sempre attenti, gentili ed impeccabili; una bella sinergia e collaborazione tra azienda e istruzione.

In foto le succulenti lumache al sugo dei fratelli Gizzi, allevate nel territorio di Prossedi; questi molluschi terrestri sono un simbolo indiscusso della cucina tradizionale. Le ho assaggiate in tutte le varianti offerte, sono sempre deliziose e con un sapore intenso.

Azienda agricola Gizzi

Via Madonna degli angeli 2, Prossedi (LT)

www.agricolagizzi.it

Il carpaccio di carne di bovino e l’abbacchio prodotto dall’Azienda agricola Pelliccia di Itri avevano un sapore unico: hanno regalato al palato una freschezza e una tenerezza non facilmente riscontrabile altrove; ciò accade quando gli animali sono lasciati liberi di pascolare e brucare erba fresca, una pratica in linea con la produzione biologica intrapresa dall’azienda. 

Azienda agricola Pelliccia

Località Campello, Itri (LT)

 Dopo aver dato un assaggio della parte gastronomica, passiamo a quella enologica.

Con l’aperitivo abbiamo degustato i vini bianchi dell’azienda. 

Il primo è stato il Vermentino Amiclano, prodotto con le uve del vigneto più alto dell’azienda, posto su un colle a terreno calcareo e molto pietroso. Appena versato nel bicchiere si presentava già molto bene: un colore giallo paglierino cristallino, con profumi intensi di frutta esotica e pesca bianca; in bocca un’esplosione di sapori, mineralità e molta sapidità, la sensazione è quella della brezza marina.

Il secondo vino in degustazione è stato il Thymos prodotto con uve boccabianca (una varietà autoctona di falanghina) e altre varietà locali, come: l’uva pane, San Giuseppe bianco e cicinello. Queste provengono da un appezzamento di terreno, situato tra le sughere e caratterizzato da terra rossa e argilla calcarea. Nel bicchiere ho notato subito il suo colore giallo paglierino intenso, quasi dorato; è un vino molto fresco e minerale con sentori di mela verde e pesca, in bocca ha un sapore pieno e deciso, sapido  e minerale. Una buona falanghina, mai banale.

Con i piatti più elaborati come le lumache con polenta, l’abbacchio e la pettola ho degustato i due vini rossi. Entrambi mi hanno veramente stupito perché sono due uvaggi unici nel loro genere.

Il Primo rosso è stato l’Abbuoto, prodotto interamente con uva autoctona “abbuoto”, proveniente da Fondi e precisamente dalle vigne di San Raffaele. Al naso ha sentori di prugna, fondo di caffè e cioccolato fondente; in bocca è fresco, sapido, con un morbido tannino e sul finale note di cannella e caffè.

Il secondo rosso è il Terrae d’Itrj, un blend di Abbuoto, Cabernet Sauvignon e uva Serpe. Un colore rosso rubino intenso, al naso è vinoso, emana sentori di viola e frutti di bosco ed un leggero profumo di rosa, in bocca è secco, con una notevole gradazione alcolica e una buona sapidità; il tannino è molto delicato ed equilibrato.

In foto il Sommelier Antonio Velardo, 31 anni, diplomato FISAR dal 2011; da diversi anni lavora in azienda collaborando con Chiara nell’organizzazione e nella cura dei vari eventi. È veramente molto preparato e per l’occasione è stato sempre disponibile a spiegare in modo dettagliato i vini aziendali.

 

Infine dopo una lunga giornata, verso le 16:00 abbiamo assaporato il buon passito Dracontion abbinato a vari dolci, tra cui la crostata di amaretti  e quella di albicocche, arance e cioccolato. Esso è prodotto con 50% fiano e 50% falanghina: i migliori grappoli vengono fatti appassire per 2 mesi sui graticci in una grande stanza, adibita appositamente a questo processo, situata nella parte superiore della cantina, con temperatura e ventilazione controllata. Le uve provengono tutte dai vigneti posti intorno alla cantina, caratterizzati da terreno argilloso, calcareo e pietroso. Nel bicchiere ha un colore giallo dorato quasi ambrato; al naso è intenso con sentori di albicocca, frutta disidratata e miele di castagno; in bocca si aggiunge una nota leggermente acida data dalla falanghina. Un ottimo vino da abbinare con i dolci, ma anche con formaggi erborinati.

Secondo il mio parere, i vini dell’azienda Monti Cecubi sopra descritti, al fine di apprezzare appieno l’eccezionale lavoro svolto in vigna ed in cantina, andrebbero acquistati e lasciati riposare per qualche anno, in particolar modo i rossi, così da poter assistere all’evoluzione di questo nettare di bacco.

A fine giornata una foto ricordo non poteva mancare per tenere viva questa esperienza bellissima, emozionante e sicuramente da ripetere.

Mi complimento e ringrazio tutti gli organizzatori dell’Azienda Monti Cecubi: l’enologa Chiara Fabietti, Giuseppe Di Benedetto e il Sommelier Antonio Velardo per aver abbinato sapientemente cibo e vino.

4 commenti

  1. Leggo con piacere questo reportage, trasmessomi da un amico di Bologna. Il che è indice di buona promozione. Sarò lieto di poter visitare questa eccellenza della nostra Provincia, da amante del suo territorio, appena ne avrò l’occasione. Pier Giacomo Sottoriva, Latina

    1. Mi gratificano molto le sue parole! Con il blog cerco di trasmettere le mie stesse emozioni ai lettori, questo suo commento mi fa capire che a piccoli passi sto raggiungendo il mio obiettivo. Grazie e se le fa piacere visiti di nuovo il blog per scoprire altre belle realtà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *