Marziano di nome e di fatto!! Cinerino LANGHE DOC BIANCO 2015

Era fine agosto e arrivammo in tarda mattinata, ricordo che anche se in azienda c’era molto lavoro da svolgere, venimmo accolti dal Sig. Marziano e sua moglie, due persone davvero molto gentili, ci fecero vistare l’azienda, spiegandoci tutto nei minimi particolari per poi farci fare una bella degustazione dei loro vini e naturalmente prima di salutare acquistai qualche bottiglia di vino, tra cui un paio di bottiglie di cinerino, che a breve vi descriverò.

Chi mi conosce sa che non amo bere vini “giovani”, ma il mio scopo è quello di vederne l’evoluzione, il miglioramento o il peggioramento che solo il tempo può dare e quindi le ho adagiate in cantina refrigerata ad una temperatura di 12 gradi per quasi sette anni.

Il vino in questione prende il nome dall’airone Cinerino che puntualmente ogni anno fa tappa nel laghetto a ridosso delle vigne. Parliamo del “Cinerino langhe DOC Bianco” anno 2015, prodotto da un unico vitigno, il Viogner, che ha origini Francesi precisamente della zona Nord del Rodano. Vino dalla gradazione importante 14% vol, affina per 6 mesi in botti di rovere Francese e acacia da 225 litri con battonages giornalieri, al termine del quale il vino viene assemblato in vasca di acciaio dove avviene una decantazione statica; segue travaso ed imbottigliamento, avvenuto a metà aprile 2016. Quindi riposo in bottiglia a temperatura costante di 14° C per un mese prima della commercializzazione. 

Il Sig. Marziano ebbe l’intuizione di piantare le prime barbatelle di Viogner nel 1991, credendo in questo vitigno, nella sua capacità di adattamento alle escursioni termiche e devo dire che ha vinto appieno questa scommessa.

Stappato con cavatappi classico una mezz’ora prima di berlo, presentava un tappo semplicemente perfetto senza nessuna infiltrazione di vino. Appena versato nel calice quello che risaltava agli occhi era il colore brillante, un giallo dorato veramente notevole. Grande bouquet complesso e minerale, veramente un turbine di sentori in continua evoluzione con il passare del tempo: agrumi come il limone, pompelmo, frutta che ricorda l’albicocca e la pesca, fiori gialli e erbe aromatiche, vaniglia che si mischia con l’inconfondibile sentore di miele. In bocca è un’esplosione, strutturato, caldo, rotondo e con una buona freschezza; ti lascia una sensazione di cremosità, ma allo stesso tempo esce fuori la sua parte bilanciata molto fruttata ed ha una persistenza notevole con un finale che ricorda i minerali e leggermente balsamico, si sente la parte legnosa però non da assolutamente fastidio, anzi direi molto piacevole.

Un vino che mi è piaciuto molto, ad ogni sorso non stancava mai, anzi tutto il contrario. Il mio consiglio è quello di abbinarlo ad un pesce cotto alla griglia, carni bianche ma anche formaggi.

Concluderei con una frase del grande Bruno Lauzi che cita nel corto “Il Re Del Mosto” di Giulia Gragli: “I Piemontesi sono pazzi, sono Brasiliani con la nebbia dentro”. Ed io aggiungerei: che producono grandi vini e ci fanno sentire orgogliosi di essere Italiani! 

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