La cantina Braida è stata una delle prime che ho conosciuto quando mi sono avvicinato al mondo del vino e oggi, come allora, ne sono incredibilmente affascinato. Ricordo chiaramente che la mia prima degustazione, organizzata dall’Ais di Frosinone presso le terme di Pompeo a Ferentino, fu proprio sui vini della cantina Braida e in quell’occasione incontrai anche la proprietaria Raffaella Bologna; ne rimasi così colpito che da quel momento si scatenò in me la curiosità nel conoscere ed esplorare questo nuovo ed affascinante mondo.
La piemontese cantina Braida è situata a Rocchetta Tanaro, un piccolo paesino in provincia di Asti. Ci sarebbe molto da dire su questa meravigliosa azienda e sui suoi vini, ma oggi voglio soffermarmi sul vino simbolo dell’azienda: Il Bricco dell’Uccellone. Un vino dal nome simpatico ma che racchiude in sé l’eccellenza enologica; ottenuto da uve barbera in purezza, matura 12 mesi in botti di legno da 225 lt di rovere, a cui segue un affinamento in bottiglia di 12 mesi prima della commercializzazione. Il nome deriva dal fatto che, un tempo, nella casa accanto alla vigna, abitava una vecchia signora sempre vestita di nero, per questo soprannominata “l’uselun”(l’uccellone).
Iniziai a cercare notizie, ad assaggiare tutti i vini dell’azienda e oramai ho perso il conto di quante volte ho visto il dvd de “Il Rè del mosto”, un bellissimo e interessantissimo documentario sulla vita di Giacomo Bologna, raccontato dalla moglie Anna e dagli amici di una vita, che invito a guardare almeno una volta nella vita!
Se oggi la Barbera è un vino e un vitigno così conosciuto e apprezzato a livello internazionale lo si deve solo a Giacomo Bologna, il quale ha saputo valorizzare e rendere nobile quest’uva, avendo il coraggio e l’intuizione di affinare la Barbera in barriques francesi per crearne un capolavoro, appunto il Bricco dell’Uccellone. Oggi alla guida dell’azienda ci sono i figli Giuseppe e Raffaella, entrambi enologi, i quali portano avanti, in modo sapiente, i progetti intrapresi dal padre, continuando a produrre grandi eccellenze dell’enologia italiana con la stessa passione e amore per il vino e per la terra, che è stata loro tramandata. Una figura importante per l’azienda è l’export manager Norbert Reinisch, marito di Raffaella Bologna, il quale si occupa della commercializzazione e promozione dei loro prodotti sui mercati esteri.
Sono sempre alla ricerca di annate storiche e grazie a dei collezionisti privati e all’enoteca online Grandi Bottiglie (www.grandibottiglie.com), sono riuscito ad organizzare, con i miei amici di vita e di degustazione, questa piccola verticale di Bricco dell’Uccellone con le seguenti annate: 2011, 1997, 1991, 1983, 1982
Ovviamente abbiamo iniziato la degustazione dall’annata più recente, la 2011, che è anche la più alcolica delle cinque, con ben 16 gradi. Nel bicchiere presenta un colore rosso rubino carico, al naso è veramente intenso con note che spaziano dai frutti rossi, ciliegia, prugna, mora e fiori di viola, fino ad arrivare alle note balsamiche e speziate di vaniglia, cuoio e cioccolato con una leggera nota eterea. In bocca la gradazione alcolica si sente molto, ha una buona struttura e l’acidità e il tannino sono ben accentuati, ma d’altronde è ancora molto giovane e ha davanti a sé tanti anni di invecchiamento!
Il Bricco dell’Uccellone 1997 ha tutte le caratteristiche organolettiche di una grande annata. Nel bicchiere presenta un colore rosso rubino intenso con riflessi granati; al naso è complesso con profumi che variano di continuo, tra cui note di more, ciliegia, prugna, chiodi di garofano, liquirizia, cacao e vaniglia, per poi continuare con sensazioni di cuoio e una piacevole e tenue nota balsamica. In bocca ha una buona struttura, ed è ben equilibrato, ha una buona acidità ed un tannino fine e morbido, con un finale lungo e persistente. Elegantissimo… 20 anni e non sentirli!
Il Bricco dell’Uccellone 1991 mi ha sorpreso ancora di più rispetto all’annata ’97. Nel calice presenta un colore rosso granato con un unghia che si avvicina al colore arancio. Al naso è intenso, con sentori di prugna e spezie, ma anche di tabacco, cuoio, cioccolato fondente, una stupenda ciliegia sotto spirito, liquirizia e menta; in bocca ha ancora una minima acidità e un tannino quasi polveroso e ad ogni sorso ritorna prepotentemente la frutta sotto spirito, anche dopo aver deglutito. Un vino di classe!
Infine arriviamo alle due bottiglie più datate, annate 1983 e 1982, (quest’ultima è stata la prima annata di produzione del Bricco dell’Uccellone), molto simili tra loro. Premetto che le bottiglie sono state aperte sette ore prima per farle ossigenare lentamente. Nel bicchiere presentano un colore rosso aranciato e un naso particolarmente evoluto: la frutta sotto spirito e la vaniglia si sentono poco, ma spiccano i sentori più marcati di terra bagnata, frutta secca, sottobosco, cioccolato fondente, caramello, liquirizia dolce e tabacco. In bocca sono di una finezza ed eleganza disarmante, ancora minimamente freschi con un tannino che si lascia apprezzare. Due grandi vini direi quasi da meditazione, da sorseggiare di fronte ad un camino accompagnati da un buon sigaro.
Tutte le bottiglie bevute durante la serata erano perfette, sia per quanto riguarda l’olfatto, il gusto, che l’integrità del tappo e dell’etichetta come anche il livello del vino; sono state stappate rigorosamente con un cavatappi a lame per preservarne il tappo, tranne la 2011 che ovviamente non ne aveva bisogno.
Chiudo questo articolo con una bellissima citazione di Giacomo Bologna, che per me non sono solo parole, ma uno stile di vita!
Grande Tommaso, tutto perfetto, molto dettagliato e preciso come sempre.
Grazie,mi fa molto piacere il tuo apprezzamento, spero di migliorare sempre più 😉