Dom Pérignon: freschezza e morbidezza a confronto.

Penso basti solo il nome, Dom Pérignon, per descrivere questa prestigiosa Maison situata ad Epernay, uno dei centri principali della regione di produzione del vino champagne. Il Dom Pérignon è il marchio di lusso della  Moët & Chandon. Questo Champagne è legato al nome del monaco benedettino Pierre Pérignon, che secondo la leggenda fu colui che sperimentò per la prima volta il metodo della rifermentazione in bottiglia. Ho avuto l’occasione di degustare: il Dom Pérignon Vintage annata 2004 e il Rosè Vintage annata 2003.

Iniziamo con il Vintage millesimato 2004 ottenuto dall’assemblaggio di due vitigni: il 51% di chardonnay e il 49% di pinot noir con un processo di maturazione di almeno 72 mesi sui lieviti. Nel calice si presenta con un colore giallo paglierino brillante tendente al dorato e una spuma bianca e compatta, con delle bollicine finissime e persistenti, così belle che non smetteresti mai di guardale. Al naso è stupendo, si sente tutta la sua mineralità, con note tostate di mandorla e pepe bianco, di panificazione, fiori bianchi, frutta a polpa bianca, agrumi e un leggero sentore di cacao; i sentori cambiano continuamente nel bicchiere e aspettando qualche minuto si percepisce anche una nota di torrefazione. In bocca la sua freschezza fa attivare automaticamente la salivazione che serve per bilanciare la sensazione di acidità e sprigiona, oltre ai sentori già citati, una leggerissima nota speziata e vegetale. Champagne di una finezza spettacolare, l’annata 2004 è forse una delle migliori.

Il Rosè Vintage millesimato 2003 viene ottenuto con il 70 % di uve pinot noir e il 30% di uve chardonnay. L’annata 2003, in questione, fu caratterizzata da mesi estivi eccessivamente caldi, oltre la media, e da una bruttissima gelata primaverile che ha distrutto il 30% del raccolto finale, possiamo quindi dire che, purtroppo, fu un’annata difficile e compromessa, dove tante Maison non hanno prodotto Champagne.

Nel bicchiere si presenta di un colore rosa molto elegante ed il solito perlage finissimo con un’ottima persistenza, al naso spunta una buona mineralità, tipica del Dom pérignon, con sentori di frutti rossi, fragola e ribes e qualche nota speziata; in bocca manca di acidità, si sente molto il sapore dei frutti rossi ma, purtroppo, non è sorretto da una forte acidità e freschezza, risultando così molto morbido con un leggero accenno di tannino. Tenendo conto dell’annata critica e difficile, l’esperto Chef de Cave Richard Geoffroy ha ottenuto un buon risultato.

Indubbiamente grandi Champagne, ma tra le due bottiglie sceglierei senz’altro la Vintage 2004, perfetta da bere adesso, ma che può ancora migliorare in cantina evolvendosi con il passare del tempo, un vino eccezionale. Invece per quanto riguarda la Vintage 2003 Rosè, è pronto da bere adesso,purtroppo a causa della minima nota acida possiamo tenerlo qualche hanno in cantina, ma  non credo abbia margini di miglioramento nel tempo.

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